L'impero persiano: il nemico di tutti i Greci

Il regime persiano

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Gli ultimi due secoli di storia autonoma dell’Antico Oriente (dalla metà del VI secolo a.C. alla metà del IV secolo a.C.) videro il predominio dei persiani, che riuscirono a portare il progetto di creazione di un grande impero che va dalle coste del mediterraneo a quelle dell’ oceano indiano.
La culla della civiltà persiana fu l’altopiano iranico. Le popolazioni iraniche attorno alla metà del VII a.C. furono sottoposte al dominio dei medi, una tribù indoeuropea affine ai persiani. Dopo la distruzione della capitale Ninive dai medi con l’aiuto dei Babilonesi, avvenuta nel 612 a.C., l’Impero assiro si disgregò. Non furono però i medi a realizzare questo progetto, ma i persiani, i loro sudditi.
Al seguito del re- comandante Ciro, i persiani si ribellarono al dominio dei medi, assoggettandoli nel 550 a.C. Da allora Ciro intraprese una serie di spedizioni militari che in soli tredici anni avrebbero posto tutte le regione del Vicino Oriente sotto il suo potere. Poiché Ciro dichiarava di discendere da Achemene (l’antenato comune di tutte le tribù persiane) la dinastia fondata da lui prese il nome di achemenide. Ciro marciò verso nord e conquistò il regno anatolico della Lidia, governata dal re Creso, sconfitto a Sardi nel 546 a.C. Successivamente si diresse verso oriente e sottomise una vasta area che andava fino all’Indo; ebbe la regione di babilonia; giunse fino alla costa siro-palestinese. In questo modo unificò un impero immenso, che si estendeva dal Mediterraneo all’oceano Indiano.
Con la morte di Ciro il potere passò al figlio Cambise, che ne continuò l’opera impadronendosi dell’Egitto nel 525 a.C. Il regno di Cambise fu breve, poiché morì nel 522 a.C. All’epoca i sovrani della dinastia achemenide dominavano ormai venti popoli di lingua e tradizioni diverse, tra i quali gli assiri, gli ebrei, i fenici e i greci.


Cultura ed economia dei Persiani

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I persiani, a differenza degli assiri, erano tolleranti verso i popoli che sottomettevano infatti lasciavano loro una certa autonomia amministrativa. I territori conquistati dai persiani erano molto vasti e i tentativi di ribellione erano frequenti. Dario dovette reprimere queste rivolte, cercando però di non imporsi come un invasore ma come un legittimo successore delle precedenti dinastie locali.
Per esempio, Dario riuscì a farsi considerare da ogni popolo come un sovrano mandato dagli dei, quindi: per gli egizi un faraone, per gli assiri l’incarnazione di Assur e così via per tutte le altre popolazioni sottomesse. In questo modo riuscì ad ottenere consenso e fedeltà dalle popolazioni a lui sottomesse.
Per trasportare le merci in un impero molto vasto e per far spostare velocemente l’esercito era necessario un sistema di comunicazioni molto efficiente. Infatti Dario fece costruire una grande rete di strade che partendo dalla capitale andavano verso ogni direzione. Fra queste strade si evidenzia la “strada reale” una grandiosa strada lunga ben 2683 chilometri con 111 stazioni di posta per il cambio dei cavalli dei messaggeri dell’imperatore, che impiegavano solo una settimana a percorrere la strada. In questo modo gli ordini venivano recapitati velocemente con vantaggi per l’amministrazione e la difesa militare del regno.
Per ciò che riguarda l’economia, l’impero persiano costruiva un grande “mercato comune” nel quale vi erano merci proveniente da tutto l’impero, ciò produsse un grande incremento del commercio fra le regioni e di conseguenza aumento la circolazione monetaria.
Riguardo alla religione, inizialmente comprendeva più divinità che simboleggiavano le forze della natura e le pratiche erano nelle mani di una casta sacerdotale, i magi.
Intorno al 700 a. C. Zarathustra (Zoroastro per i Greci) modifico il patrimonio religioso persiano. Una caratteristica dello zoroastrismo è il conflitto fra bene e male, infatti lo zoroastrismo offriva un preciso codice comportamentale e morale.


La prima guerra persiana

La battaglia di Maratona (fase 1)
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I Persiani erano considerati dai Greci dei barbari, non solo perché parlavano una lingua a loro sconosciuta, ma anche perché avevano una cultura e un sistema politico profondamente diverso dal loro.
Nel 564 a.C. Ciro aveva conquistato la costa asiatica del Mar Egeo, così le civiltà greche dell’Asia Minore erano ormai sottomesse dai Persiani. Il Re dei Re, pur non togliendo l’indipendenza ai nuovi popoli conquistati, li costringe a pagare pesanti tributi. Questo provocò una ribellione da parte dei greci delle colonie. Nel 499 a.C., infatti, sotto la guida del tiranno di Mileto, i Greci tentarono di liberare le città sottomesse dai Persiani, ma fallirono nella loro missione.
Così nel 494 a.C. Ciro, preso dall’ira, distrusse tutta la città di Mileto e i suoi abitanti diventarono schiavi. I Greci, spaventati dei nemici così tanto potenti, intervennero stringendo delle alleanze tra di loro; Sparta e Atene si allearono contro i Persiani.
Ora che i Persiani avevano distrutto Mileto, avevano deciso, inoltre, di conquistare il resto della Grecia che gli mancava.

La battaglia di Maratona (fase 2)
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Così nel 490 a.C. scoppio la prima guerra, la battaglia di Maratona (chiamata così perché si svolse, appunto, nella pianura di Maratona); con lo scopo di conquistare Atene. Ippia, figlio di Pisistrato (tiranno ateniese), che si era rifugiato in Persia si allea con i persiani per vendicarsi degli ateniesi.
Atene si trova sola perché Sparta era nel periodo dei riti per Apollo, era tradizione di Sparta non andare in guerra durante manifesti religiosi.
25000 soldati persiani si trovano contro gli 11000 soldati ateniesi; grazie all’esercito greco ben armato degli ateniesi rispetto a quello persiano, questi sono costretti a ritirarsi, così Atene vinse la Battaglia di Maratona.
Aumentò il prestigio di Atene con la vittoria contro i Persiani e inoltre la polis ateniese dimostrò di avere un incredibile capacità di resistenza e compattezza.


La seconda guerra persiana

La battaglia di Salamina
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Dopo la morte di Diario, avvenuta nel 485 a.C., salì al potere dell'impero persiano suo figlio Serse, il quale non abbandonò l'obiettivo del padre, cioè quello di conquistare la Grecia e in particolare Atene. Serse, contrariamente a ciò che aveva fatto il padre, dispiegò sia un consistente esercito terrestre, composto da 100.000 soldati, sia una potente flotta navale con lo scopo di assicurare gli approvvigionamenti alle truppe terrestri e di attaccare i Greci via mare. Per fermare l'avanzata persiana, ventinove città greche insieme a Sparta e ad Atene costituirono la Lega di Corinto, al fine di garantirsi aiuto reciproco in caso di pericolo. L'avanzata dei Persiani, iniziata nel 480 a.C., proseguì inarrestabile fino alle Termopili. La particolare conformazione geografica di questa zona, caratterizzata da tre strettoie che bloccavano il passaggio sull'unica strada che portava dalla Grecia settentrionale a quella centrale, agevolò la difesa spartana. Infatti 300 soldati spartani, guidati dal loro re Leonida, riuscirono a fermare per tre giorni i Persiani nella leggendaria battaglia delle Termopili e, pur di non accettare la resa, combatterono fino alla morte. Non è ancora chiaro il motivo per cui gli Spartani decisero di disporre di così pochi uomini: probabilmente perché volevano schierare la maggior parte dell'esercito a difesa del Peloponneso e dell'istmo di Corinto. Questo episodio è sempre stato citato nella storia greca come segno di grande patriottismo e di eroismo greco. La battaglia delle Termopili, comunque, non fermò i Persiani, che misero sotto assedio Atene. Gli Ateniesi, intanto, si rifugiarono nell'isola di Salamina presso cui si svolse un'importante battaglia navale. Temistocle, uno dei più grandi uomini politici ateniesi, attirò con uno stratagemma le pesanti navi persiane nella baia di Salamina, in cui vennero sconfitte dalle duecento triremi ateniesi, fatte costruire da Temistocle stesso all'inizio della guerra. Serse, ormai sicuro della vittoria, fu costretto ad osservare impotente la sconfitta dei Persiani. Mentre il "Gran Re" ritornava in patria, il resto dell'esercito persiano, guidato da Mardonio, fu sconfitto dai Greci, comandati da Pausania, nella battaglia di Platea nel 479 a.C. Contemporaneamente la flotta persiana fu definitivamente distrutta a Micale. I Persiani furono così costretti a rinunciare alla lotta e alle città greche dell'Asia Minore, che riconquistarono la libertà. L'esercito persiano era nettamente più numeroso di quello greco, ma quest'ultimo è riuscito ad avere il sopravvento poiché per i Greci perdere questa battaglia significava perdere la loro indipendenza e entrare in un periodo di regressione sociale ed economica. Queste guerre hanno dimostrato l'efficienza del modello politico greco e hanno innescato l'ascesa politica e militare di Atene. Mentre i Greci erano impegnati nella battaglia di Salamina, i Fenici decisero di espandersi in Sicilia, a discapito della civiltà greca, ma senza successo. Infatti i Greci sconfissero i Fenici nella battaglia di Imera nel 480 a.C. e successivamente gli Etruschi nel 474 a.C. a Cuma, confermandosi i padroni assoluti del Mediterraneo.